Quest’estate metà degli italiani passerà l’estate in città. Non si spopoleranno, quindi, Roma, Milano, Firenze, Bologna, Torino, Lodi, Vigevano, Treviso, Vicenza… Si resterà, appunto, in città. Poco male per chi vive a Napoli, Salerno, Bari, Catania, ma rimanere inchiodati per tutta l’estate a Milano, Lodi, Bologna, Firenze, Prato, beh, questo sa di “condanna”, di “espiazione”, di destino davvero “avverso”. Si allarga così il divario fra ricchi e poveri, s’allarga la cosiddetta “forbice”; l’Italia d’oggigiorno assomiglia per vari versi all’Inghilterra di 150 anni fa, alle “two countries”, “the North and the South”, povero il Nord, abbastanza ricco il Sud. Miseria nel Lancashire, opulenza nel Kent (“the garden of England”). Ma ora le privazioni mordono anche le genti di Milano e Udine, di Reggio Emilia e Cremona. Creano, sempre più, “nuovi poveri”. E aumentano i suicidi. I soldi son finiti, o, sennò, ne rimangono pochi, pochissimi. A Roma (ma anche altrove) un numero non ancora quantificato, tuttavia alto, di famiglie – famiglie della Garbatella, di Testaccio, ma anche di San Giovanni, Balduina, Monteverde – non riesce da un bel pezzo a pagare l’affitto di casa: o si paga il “rent” e allora si muore di fame, o il “rent” non lo si paga, ma, perlomeno, si mette insieme il pranzo con la cena. Morale: è i This is premium stuff. Subscribe to read the entire article.Support authors and subscribe to content
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