Come riesce solo ai più bravi fra loro, Beppe Grillo con una sola frase è riuscito ad esprimere tre verità (assumiamo la parola nella sua accezione più disimpegnata e, perciò, meno falsa). Stefano Rodotà è “un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo di rifondare la sinistra”. L’innesco era stata un’intervista del Professore al Corriere della Sera, in cui, dopo il deludente risultato delle elezioni amministrative, si criticava Grillo per eccesso autocratico e perché il movimento non si apre al territorio e al “mondo reale”, andando “oltre” il web (nostra sintesi).
La prima è una verità-confessione: Beppe Grillo è un comico. Agli altri dovrebbe essere noto, sebbene repetita iuvant; ma questa volta il Nostro ha dato l’impressione di volerlo rivendicare a se stesso, quasi a volersi liberare da un ruolo, il “politico”, che non gli è proprio e in cui si è accorto di essersi stretto troppo. Lo “sbrinato di fresco” è locuzione pungente e che strappa un sorriso fin troppo facilmente. Ma è anche un annuncio risolutivo. Rivendicando la sua comicità, Grillo si libera da ogni forma di coerenza, di continuità, di “serietà”. Il Professor Rodotà è stato appena candidato dal Movimento alla massima carica dello Stato repubblicano? Non importa, era una battuta. Liquidandolo come un “ottuagenario miracolato dalla rete” antepone l’ebbrezza dell’attimo, la folgorazione della parola in sé, il gusto per lo sconcerto provocato, cioè la quintessenza dell’arte comica, a tutto il resto. E la politica,? I cittadini? I parlamentari? La “prima forza del Paese”? Erano, sono, una battuta. Arte comica.
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