Quel giorno, all’Hotel Modigliani, erano arrivati due fratelli, entrambi piuttosto anziani. Venivano da New York e parlavano un perfetto romanaccio, con strani accenti yankee. Erano ritornati per la prima volta a Roma dopo ben 59 anni, poiché erano partiti nel 1954 per approdare a New York, al seguito dei genitori, ormai deceduti da tempo. Il loro papà Antonio faceva il macellaio in via Tiburtina, nel popolare quartiere di San Lorenzo. Ma aveva il vizio del gioco. E una sera a carte si era giocato in un colpo solo casa e negozio. Così erano dovuti emigrare e avevano raggiunto un cugino a New York. Dopo i primi tempi molto difficili, il cugino aveva aiutato Antonio ad aprirsi una piccola bottega di macellaio nel Bronx e, piano piano, le cose erano andate meglio, nonostante le mille difficoltà per imparare quella lingua così diversa e per conoscere abitudini e metodi di vita completamenti diversi.
Quando erano andati via da Roma Carlo aveva appena compiuto 15 anni, mentre sua sorella Gabriella, di anni ne aveva solo 11 anni. Erano partiti da Napoli, con la nave. Roba d’altri tempi. L’aereo costava troppo e, soprattutto, faceva paura. Il viaggio era stato lungo ed estenuante. Non finiva mai. Gabriella ricordava solo acqua, acqua, acqua, con una linea dell’orizzonte che non lasciava mai intravedere uno straccio di costa in lontananza. E poi ricordava il mal di stomaco, la nausea costante, il girovagare sul ponte in cerca di un po’ d’aria.
Support authors and subscribe to content
This is premium stuff. Subscribe to read the entire article.
Discussion about this post